La candidosi invasiva è una frequente complicanza pericolosa per la vita nei pazienti critici.La diagnosi precoce seguita da un trattamento tempestivo volto a migliorare l'esito riducendo al minimo l'uso di antimicotici non necessari rimane una sfida importante nell'ambito della terapia intensiva.La selezione tempestiva dei pazienti gioca quindi un ruolo chiave per una gestione clinicamente efficiente ed economicamente vantaggiosa.Gli approcci che combinano fattori di rischio clinici e dati sulla colonizzazione della Candida hanno migliorato la nostra capacità di identificare precocemente tali pazienti.Mentre il valore predittivo negativo dei punteggi e delle regole di previsione è compreso tra il 95 e il 99%, il valore predittivo positivo è molto più basso, con un range compreso tra il 10 e il 60%.Di conseguenza, se si utilizza un punteggio o una regola positivi per guidare l'inizio della terapia antimicotica, molti pazienti possono essere trattati inutilmente.I biomarcatori di Candida mostrano valori predittivi positivi più elevati;tuttavia, mancano di sensibilità e quindi non sono in grado di identificare tutti i casi di candidosi invasiva.Il test (1-3)-β-D-glucano (BG), un test dell'antigene panfungale, è raccomandato come strumento complementare per la diagnosi di micosi invasive in pazienti emato-oncologici ad alto rischio.Resta da definire il suo ruolo nella popolazione più eterogenea di terapia intensiva.Sono necessarie strategie di selezione clinica più efficienti combinate con strumenti di laboratorio performanti per trattare i pazienti giusti al momento giusto, mantenendo i costi di screening e terapia il più bassi possibile.Il nuovo approccio proposto da Posteraro e colleghi nel precedente numero di Critical Care risponde a questi requisiti.Un singolo valore glicemico positivo in pazienti medici ricoverati in terapia intensiva con sepsi e che dovrebbero rimanere per più di 5 giorni ha preceduto la documentazione della candidemia da 1 a 3 giorni con un'accuratezza diagnostica senza precedenti.L'applicazione di questo screening fungino a un punto su un sottogruppo selezionato di pazienti in terapia intensiva con un rischio stimato dal 15 al 20% di sviluppare candidemia è un approccio interessante e potenzialmente conveniente.Se confermato da indagini multicentriche ed esteso a pazienti chirurgici ad alto rischio di candidosi invasiva dopo chirurgia addominale, questo approccio di stratificazione del rischio basato su bayesiano volto a massimizzare l'efficienza clinica riducendo al minimo l'utilizzo delle risorse sanitarie può semplificare sostanzialmente la gestione dei pazienti critici a rischio di candidosi invasiva.
Tempo di pubblicazione: 18-nov-2020